Vi presento Paolo Nenci: il contadino digitale

Casualità. Scorro sugli esplora di Instagram e trovo un ragazzo in tuta grigia e rossa, che mi dice “che sono quello che sono, e che, dunque, non ho motivo di comportarmi in una maniera diversa da come vorrei comportarmi”. Beh, io quel ragazzo non lo conoscevo affatto, come lui non conosceva me, ma di sicuro ci ha visto lungo: mai consiglio sarebbe potuto essere più puntuale per me, in quel momento.
E da un consiglio fu uno scambio di commenti, poi di botte e risposte in chat, un ci seguiamo.
Scopro così che Paolo Nenci è “un contadino digitale”, che ha risollevato l’azienda agricola di famiglia, a Chiusi. Che in soli due anni è riuscito a trasformare quella che era un’attività in netta rimessa in un business concreto, più che all’attivo; che produce vino, ma anche tantissimi altri prodotti come marmellate, miele, olio, farro.
Decido così di andare a toccare con mano tutto ciò a cui ho assistito solo “virtualmente”, che fino ad allora ho conosciuto solo attraverso  foto e video postati da lui, che giornalmente documentano il lavoro nei campi ed in vigna, i processi di vinificazione.

Il sorriso di Paolo è decisamente lo stesso che ogni mattina inaugura le sue Instagram stories, ma in un contesto fisico è decisamente più vero, più “reale”.
Ci porta in giro per l’azienda, mostrandoci i campi coltivati ad ortaggi, la piccola falegnameria dove lui stesso, insieme al padre, realizza le cassette per le api da cui ottiene il miele, i campi di cereali e quelli di erba medica. Andiamo a vedere  i filari delle sue viti, sul “Monte Venere”, una piccola collina che non solo da i natali ai suoi vini, ma li ribattezza anche (Bacio di Venere, Passione di Venere, Venere… ed altri in divenire).
Le cose da fare in azienda sono tante, eppure Paolo non si ferma, ha mille idee, e mentre una ne pensa, già tre sono all’attivo. Un camping, attività di fattoria didattica, riutilizzo del bosco che circonda le proprietà per allevare animali, nuovi spazi per la cantina e nuovi vini. In tutte le sue imprese a supportarlo ci sono i suoi familiari: padre, madre e fratello, tornato dall’Australia proprio per affiancarlo in questa impresa.

Molti ragazzi sarebbero travolti da così tanti spunti, da così tanti progetti, ma lui è sicuro, avanza con il passo sostenuto e fermo di chi sa dove mettere il piede, di chi sa che ci sarà molto da fare, ma non ha paura, perché ci crede.
Al ritorno ci fa accomodare nella sala degustazione, ricavata dai volumi di una vecchia rimessa del nonno e che oggi permette di ospitare una quindicina di persone per la “Wine Experience” .
Proposta cui Paolo è direttore ed orchestrante, in cui tutta la sua produzione si incontra con il territorio, con altri produttori locali, con le tradizioni, i piatti tipici e le sue parole.

Ci cucina una zuppa di farro, con il suo farro, da dietro al bancone in fondo alla sala, mentre ci racconta come tutto è partito.
Cresciuto con il nonno, come tanti di noi, per gli impegni lavorativi dei genitori, non vede l’ora di uscire di scuola solo per poter stare con lui, tra i campi. E quando questa scuola finalmente finisce, il primo desiderio è quello di potersi dedicare completamente a ciò che tanto adorava da bambino, all’azienda del nonno.
Però Paolo è giovane e il nonno è restio a lasciarli le redini dell’amministrazione, così va a lavorare presso una cantina della vicina Montepulciano. Dopo qualche anno però la situazione in azienda crolla a picco, e lui trova “inconcepibile” continuare a fare per qualcun altro ciò che potrebbe fare “per la sua famiglia”.
Torna a casa, parla con il nonno, che alla fine cede a lui la gestione, e da lì comincia il suo percorso.
Un percorso che è personale  quanto imprenditoriale, che attinge da una crescita individuale in primis, in una mutua collaborazione in cui le vittorie e le sconfitte dei due ambiti si coadiuvano.

Uscire dai propri schemi mentali, dalle strette scatole dei pregiudizi e preconcetti, di cui spesso siamo vittime, è sempre la chiave di svolta, ciò che porta al successo, in qualsiasi caso, anche in quello di Paolo.

Proprio per questo ad oggi sente il bisogno di condividere la sua esperienza, ciò che ha potuto apprendere, su se stesso e in questi 3 anni in azienda, con gli altri, attraverso corsi di formazione.
“Alla fine i social sono solo una parte delle mia vita, qualcosa di virtuale, la mia azienda invece esiste, è nel mondo reale. Senza di essi però non sarei mai riuscito a risollevare la mia azienda (la sua pagina conta ad oggi 22 mila follower). Vorrei far capire alle persone che, come me, lavorano in questo settore, quanto possano essere utili questi strumenti se ben utilizzati.

Ed è proprio questo “corretto utilizzo”, l’idea di creare rete e collegare realmente persone, che ha portato anche all’ideazione di veri e propri meetup in giro per l’Italia.
“Incontri in cui si potrà parlare di tutto, dal vino al business, dall’agricoltura alla letteratura”,  in cui ragazzi che prima potevano vedersi solo digitalmente potranno incontrarsi e confrontarsi fisicamente, con la cornice comune della passione per il mondo enologico. E a portare il vino sarà, ovviamente, sempre il nostro Paolo!

La giornata si esaurisce facendo man bassa di prodotti, compreso il suo rosato “Passione di Venere”, che ha recentemente vinto il secondo posto come miglior rosè al Pink Rosè Festival di Cannes.
Paolo ci saluta mentre carichiamo la macchina e spero di poterlo venire presto a trovare di nuovo, per vedere concretizzati tutti i progetti a cui sta lavorando e scoprire che cos’altro ancora tirerà fuori da quella testa così piena di ambizioni.
Un ragazzo da tenere sott’occhio, che ha fatto tantissimo e ancora tantissimo ha da fare, che non si fermerà mai.
Un ragazzo che partendo dal più umile dei contesti, da una fattoria e dalla terra, guarda in alto e punta dritto alle stelle.

Io sono certa che le potrà toccare.

Bio Autore

Elena Di Ciolo

Aspirante psicologa approdata nel mondo del vino.
Da sempre amante della cucina, cresciuta al tavolo da pranzo del nonno, vista fornelli: il passo dal piatto al bicchiere è stato breve, naturale.
Galeotto fu un corso di avvicinamento, intrapreso quasi per gioco, al posto del padre che non poteva presenziare. Da lì è scoccata la scintilla, l’amore, e poi la voglia di conoscere, di saperne di più, e l’iscrizione al corso AIS.

Curiosa sia per indole che per formazione, mi è inevitabile approfondire ogni etichetta, andare a cercare la componente “umana” che si cela dietro ogni bottiglia. Spostandomi in giro per l’italia, vado alla scoperta di realtà e persone nuove e differenti, passando da piccoli produttori ad aziende che dominano il panorama attuale.
Completamente incapace di non comunicare, trovo lo scrivere un ottimo mezzo per poter condividere queste esperienze, i miei pensieri, le mie opinioni. E se il “Super Io” è solubile in alcool, come pensava Freud, sarò sicuramente sincera.

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