Sake, la guida completa: un viaggio in Oriente (Parte III)

Con un passaggio del testimone tra un argomento a un altro, restando fedeli, come il cane Hachiko, nel mondo del sake, terminiamo questo viaggio con qualche piccola curiosità riguardante l’aspetto etichetta, il servizio, le sue festività, il sake nell’animazione cinematografica, il Giappone ad Expo Milano per ricollegarci all’Italia.


Questo articolo fa parte di una guida completa dedicata al Sake. Puoi leggere i prossimi articoli della raccolta qui:


Partiamo da forse uno degli elementi più ostici di questo argomento: Come si legge l’etichetta?

Perchè potremmo anche aver compreso tutto, dalla tipologia di riso al Koji, alla fermentazione multipla parallela, ma poi, di fronte a un’etichetta così per un neofita o semplicemente per chi non mastica il giapponese (in questo caso i Kanji[1]), beh, siamo onesti, c’è da averne capogiri prima di bere.
Tranquilli, dopo questa piccola guida, potreste acquistarne ad occhi chiudi (sia chiaro, non mi assumo responsabilità!). Torniamo seri e non perdiamoci in chicchi.

Così come il vino, anche per il sake l’etichetta frontale riporta le informazioni più importanti ma soprattutto obbligatorie.
La retro-etichetta è invece dedicata ad informazioni aggiuntive.

  1. Contenuto alcolico;
  2. Ingredienti: non è necessario indicare l’acqua;
  3. Seimai-buai: grado di raffinazione di riso e della sua lucentezza;
  4. Varietà di riso e luogo di coltivazione;
  5. Nome del prodotto: Nihonshu-seishu (VEDI PARTE II);
  6. Volume netto;
  7. Data di imbottigliamento: in questo caso, marzo 2018;
  8. Nome e indirizzo della Sakagura;
  9. “Attenzione da non vendere ai minori”
  10. Denominazione specifica: Junmai,ginjo..
  11. Luogo di produzione;
  12. Tipologia di sake: caratteristiche come genshu, namazake..

Sdoganato questo primo punto, passiamo al servizio tradizionale del sake.
Abbiamo pertanto necessità di munirci del Tokkuri e del o-choco (VEDI PARTE II): il sake verrà versato con il Tokkuri con entrambe le mani, la destra il corpo della bottiglietta e la mano sinistra che sorregge delicatamente il fondo[2].
Anche l’o-choco, la tazza che accoglierà il sake, verrà tenuta con due mani allo stesso modo del Tokkuri; si procede subito con un piccolo assaggio prima di riporre la tazza sul tavolo.
E’ possibile richiedere dell’acqua (yawaragi-mizu[3]) mentre si degusta sake.

Il sake e le sue festività

  • Inverno: a Capodanno (festa molto sentita dal popolo giapponese) ci si riunisce si beve un sake particolare chiamato Toso che, da tradizione, purifica il corpo preparandolo al nuovo anno.[4]
    Il secondo lunedì di gennaio si celebra la maggior età, Genpuku, come momento legale per bere sake, equivalente ai 20 anni.
  • Primavera: il 3 marzo si festeggia il giorno delle bambine e delle bambole Momo no Sekku(ne avevo accennato anche sulla pagina instagram). In loro onore si brinda con un sake alla pesca, momozake, come buono augurio.[5]
    Il 5 maggio è la festa dei bambini, Tango no sekku,(quella in cui vengono appesi degli aquiloni, koinobori, a forma di carpa che adornano le cittadne. Ndr). Si beve sake contenente petali di iris,shobuzake, auspicando felicità in età adulta.
  • Estate: anche l’ultimo giorno di giugno diventa un momento propizio per bere sake come buono auspicio, infatti:
    dopo aver finito di piantare le risaie, gli agricoltori fanno una pausa in questo periodo dell’anno. Ci si augura un’estate mite e un abbondante raccolto autunnale[6]
  • Autunno: ottobre è il mese della raccolta del riso per il sake e pertanto segna anche l’inizio della produzione. Nel tempo, e più precisamente nel 1978, il 1° ottobre è diventato il National Sake Day.

Il Sake e l’Animazione Cinematografica

Come accennato nella PRIMA PARTE, nel film d’animazione Kimi no na wa (Your Name) del 2016 del regista S. Makoto, c’è la rappresentazione della sakagura (la cantina) ma ancor più interessante la cerimonia sacra e antichissima del Kuchikami no sake; il sake delle sacerdotesse preparato per gli dei e per gli imperatori del tempo (Periodo Nara) masticando il riso cotto per poi sputarlo. Da lì in poi e grazie agli enzimi della saliva si sarebbe attivata la fermentazione divenendo poi alcolico.

Il Sake a Expo Milano

Il Sake in Italia è arrivato in tempi abbastanza recenti, anche grazie ai suoi “ambasciatori” come Marco Masserotto, fondatore e presidente della Via del Sake. È grazie al suo operatore di divulgazione che nel 2014 sbarca a Milano la prima edizione del Milano Sake Festival.
La rivelazione del Giappone come realtà orientale ben apprezzata e integrata in Occidente si avrà con Expo Milano 2015:
Il Padiglione giapponese è stato il più visitato dopo quello italiano. L’ingresso si proponeva con una scenografia fatta di 47 bario di sake, uno per ogni prefettura”.[7]

Termina questa ultima terza parte dedicata al mondo del Giappone con il suo sake, dalle origini, tradizioni, abbinamenti e curiosità. Assicuriamo che quello che vi abbiamo raccontato è davvero una piccolissima parte di una realtà antica e interessante in tutte le sue sfumature, come quelle dei Sakura in fiore, si ammira e si scopre man mano che si vive.

[1] Ideogrammi, facenti parte della scrittura giapponese, di origine cinese e che possono assumere un significato anche presi singolarmente o cambiare di significato se composti.

[2] Alcune informazioni sul servizio le ho volontariamente tagliate per snellire il tutto (come ad esempio quelle di non scuotere il tokkuri, di controllare il livello all’interno o di berci direttamente), ma consiglio vivamente di visionare qualche video anche su piattaforme come Youtube. Per altre info sono a vostra disposizione.

[3] Il termine yawaragi indica uno stato di calma. Bevendo acqua a intervalli il successivo sorso sarà ancora più delizioso.
S.Viti, M Yamada

[4] Molto spesso il Toso viene infuso con pesche, iris, crisantemi e foglio d’oro come porta fortuna e porta denaro.

[5] Negli ultimi anni shirozake (sake bianco) o amazake (sake dolce) hanno guadagnato grande popolarità. Pag.72

[6] ivi

[7] Pag. 22

Bio Autore

Elena Di Vaia

Cresciuta sulle ginocchia del nonno tra le vendemmie.
Immersa alla scoperta del vino con il papà. Sommelier Ais per forza di gravità.
"Si mens et corpus homini vino flagraret"- la mente e il corpo dell'uomo ardono per il vino, recitava Platone. Da brava discepola laureata in Filosofia ma curiosa del mondo, passeggio tra l'Economia Civile ed un Master in Etica Economia e Management.
Hobby? Comunicare e scrivere.Così vago tra ospiti e interviste nel mio format radiofonico RadioWineDesign dall'istituto Italiano di Design di Perugia.
Articolista Freelance, perchè se non chiacchiero di vino sento il bisogno di traslare le parole su carta. Il fenomeno che mi piace analizzare? La comunicazione su Instagram.
Hai mai sentito parlare del WineErasmus? Il progetto che porta il vino on the road ?!
Collaboro sulla rivista "The Design Magazine" con la mia rubrica "Wine Design".
Per sapere di più, un Simposio platonico è quello che ci vuole.

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