Il vino di Orvieto: Decugnano dei Barbi

Oggi vi porto nella denominazione Orvieto Doc, risalente al 1971. Zona che gode di particolarissime condizioni tali da poter parlare di  microclima: Orvieto, difatti,  poggia su una collina di tufo e la leggenda narra che furono gli etruschi a scavare delle profonde grotte di tufo dove ancora oggi riposano le bottiglie orvietane. Ne è un esempio Decugnano dei Barbi, azienda vicinissima al lago artificiale di Corbara, che vanta una bellissima grotta lunga e profonda in cui staziano sia i loro metodo classico sia il muffato.
La vicinanza della diga ai vigneti ha permesso, con il trascorrere del tempo, la creazione di un vero e proprio microclima: l’umidità e la ventilazione, diventano protagoniste del processo che interessa la Muffa Nobile che attacca l’acino, lo disidrata portando alla concentrazione zuccherina, regalando poi dei vini muffati strutturati, eleganti e da meditazione.
Orvieto nei mesi autunnali è avvolta da un’atmosfera quasi da sentirsi il Viandante di Friedrich: una fittissima, quasi tangibile, nebbia che va man mano diradandosi verso le 12, quando i raggi del sole (tempo permettendo) cominciano a sguardciare la coltre di nebbia. Escursioni termiche ed esposizione solare.

Dati tecnici sull’azienda

Composizione del terreno: sabbioso e argilloso. Salinità marcata (risalente all’origine marina, pliocenica, dei terreni. In azienda ci sono moltisismi ritrovamenti di ostriche e conchiglie).
Densità d’impianto: 2800/4500.
Altitutine: 300 m slm
Ad oggi: 32 ettari

Vitigni

Bacca Bianca: Grechetto (G109, più strutturato e minerale del G5), Procanico, Semillon, Verdello, Chardonnay, Vermentini, Sauvignon Blanc.
Bacca rossa: Sangiovese, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon, Syrah, Montepulciano.

La struttura di Decugnano dei Barbi, anticamente (parliamo del 1212, i secoldi bui dell’alto Medioevo) era un convento gestito dalla chiesa Santa Maria di Decugnano per la produzione di vino per il Clero Orvietano (sempre dolce, non portava a termine la fermentazione).
Nel 1973 la struttura, ancora abbandonata, viene presa in gestione da Claudio Barbi “estimatore dello spumante, innamorato della zona”– racconta l’enologo Paolo Romaggioli. Nel 1978 esce con il primo metodo classico firmato Decugnano dei Barbi (tra l’altro svelato l’arcano del nome: Decugnano per mantenere il collegamento antichissimo con la tradizione clericale di produzione del vino, e Barbi, l’innovazione e il rispetto del territorio della famiglia che ha “adottato” queste terre).
Decugnano dei Barbi deteniene, ad oggi, due primati: il primo metodo classico umbro (come accennato prima 1978) e il primo muffato italiano (!!!!) nel 1981.
I vini muffati orvietani sono famosi in tutto il mondo, più del tanto stimato e rappresentativo  Sagrantino.

Degustazione del Muffato

Decugnano, Pourriture Noble, muffato da Grechetto, Procanico (60% i due) , Sauvignon Blanc 35% e Semillon 5%.
Tiratura: 1100 bottiglie. Vigna più vecchia risale al 1975. Solo acciao.
La vivacità dell’oro liquido nel calice si sposa con il frutto e il fiore maruto; la morbidezza del miele d’acacia incontra la mineralità salina; l’albicocca e il candito si imbattono in aromi e note quasi polverose al naso.
L’assaggio pieno e morbido lascia spazio a una acidità e frechezza che lasciano  una bocca pulita pronta a un nuovo assaggio.

Questo è uno dei vini che ho scelto per il progetto WineErasmus (progetto che troverete spiegato cliccando qui), spedito ad Andrea Capelli, Detective Mills Wine, in rappresentanza dell’Umbria con le sue  eccellenze.

Bio Autore

Elena Di Vaia

Cresciuta sulle ginocchia del nonno tra le vendemmie.
Immersa alla scoperta del vino con il papà. Sommelier Ais per forza di gravità.
"Si mens et corpus homini vino flagraret"- la mente e il corpo dell'uomo ardono per il vino, recitava Platone. Da brava discepola laureata in Filosofia ma curiosa del mondo, passeggio tra l'Economia Civile ed un Master in Etica Economia e Management.
Hobby? Comunicare e scrivere.Così vago tra ospiti e interviste nel mio format radiofonico RadioWineDesign dall'istituto Italiano di Design di Perugia.
Articolista Freelance, perchè se non chiacchiero di vino sento il bisogno di traslare le parole su carta. Il fenomeno che mi piace analizzare? La comunicazione su Instagram.
Hai mai sentito parlare del WineErasmus? Il progetto che porta il vino on the road ?!
Collaboro sulla rivista "The Design Magazine" con la mia rubrica "Wine Design".
Per sapere di più, un Simposio platonico è quello che ci vuole.

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