Con l’arrivo delle belle giornate, il risveglio della primavera e l’inizio delle fioriture, la voglia di uscire si fa sempre più pressante tanto che la mente mi riporta, in qualità di amante delle bollicine, ad un piacevole ricordo di una delle ultime gite fuori porta in Oltrepò Pavese alla Cantina Scuropasso.
L’occasione era un semplice scambio di auguri e saluti prima delle festività natalizie. In quella circostanza Flavia Marazzi, figlia del proprietario, si è cimentata con l’apertura delle bottiglie di spumante metodo classico à la volée, come si usava in passato.
L’operazione richiede molta manualità e destrezza: con una mano si tiene la bottiglia capovolta in posizione verticale, il collo rivolto verso il basso (il che indica il completamento del remouage) e con l’altra mano si utilizza un apribottiglie dal manico lungo, ideato apposta per questa operazione, che permette una migliore gestione dell’apertura.
La bottiglia viene lentamente girata finché la bolla d’aria presente sul fondo passa nel collo arrivando a contatto con il deposito dei lieviti che si trovano raccolti nella bidùle (linguetta in plastica) appena sotto il tappo a corona. Ed è proprio in quel momento che con un rapido gesto si stappa la bottiglia eliminando grazie alla pressione presente all’interno il residuo dei lieviti accumulati.
Abbiamo così avuto l’opportunità di assaggiare una speciale anteprima che la cantina presenterà quest’anno. Il nuovissimo Blanc de Blancs di solo uve Chardonnay della vigna di Ruino. Millesimo 2017 con 36 mesi sui lieviti. Una vera chicca.
Attualmente il degorgement ossia la sboccatura, viene fatta à la glace, attraverso un apposito macchinario nel quale vengono inserite, in una soluzione a -25°C circa, le bottiglie con il collo rivolto verso il basso. Si congela così il deposito dei lieviti; la bottiglia viene successivamente stappata e la pressione presente all’interno espelle il deposito ghiacciato, lasciandola pronta per l’eventuale dosaggio. A seconda del macchinario utilizzato è possibile degorgiare tra le 500 e le 4.000 bottiglie all’ora.
La cantina
Situata nel comune di Piera de’ Giorgi, le origini della cantina risalgono agli anni ’60 quando il papà e lo zio di Fabio Marazzi (attuale proprietario) decisero di dedicarsi alla cura degli antichi vigneti di famiglia situati nella valle Scuropasso di cui fa parte la vigna di Ruino. Grazie alle competenze e alle abilità dei membri della famiglia che lavoravano già nel settore da diversi anni, la cantina si è da subito distinta per la qualità delle uve prodotte e per la specializzazione nella produzione di basi spumanti per aziende della Franciacorta e del Piemonte.
I vigneti le cui uve vengono utilizzate per la produzione del metodo classico sono allevati a Pinot Nero, bandiera di vinificazione della cantina sin dagli inizi.
La calda atmosfera familiare e la piacevole accoglienza hanno trasformato una visita di passaggio in una bellissima esperienza, nella quale il tempo sembrava averci rapito per un viaggio nel passato alla scoperta della storia dell’azienda e dello spumante Roccapietra.
Il suo Metodo Classico
Il Roccapietra vuole essere un nome rappresentativo di un forte legame con il territorio dell’Oltrepò Pavese, dato non solo dall’accostamento di due comuni storici della Valle Scuropasso, Rocca de’ Giorgi e Pietra de’ Giorgi, ma anche espressione della qualità delle uve Pinot Nero che nella zona regala risultati davvero interessanti. Vendemmia rigorosamente manuale con la raccolta delle uve in cassette, pressatura soffice dell’uva intera con frazionamento del mosto, utilizzo del mostro fiore come base per lo spumante e di lieviti indigeni in entrambe le fermentazioni, restituiscono nel calice uno prodotto estremamente pulito ed elegante, pura essenza del territorio.
L’obiettivo è quella di far trovare l’essenza della vigna nel bicchiere.
Minimo 48 sono i mesi sui lieviti per il Roccapietra Brut e per il Rosè e ben 60 i mesi per il Roccapietra Pas Dosè ma, racconta Fabio, si sta andando incontro ad un’ulteriore tipologia di affinamento, quello dei mesi di riposo a contatto con il sughero. Ciò permette di sviluppare sentori che non si avvertono immediatamente dopo la sboccatura. Per poterne apprezzare l’evoluzione nella sua totalità è quindi consigliabile degustare uno spumante metodo classico almeno dopo uno anno dal dégorgement o anche di più a seconda della complessità che si vuole raggiungere.
Prodotto di punta che gli è valso il riconoscimento dei 3 bicchieri Gambero Rosso è il Roccapietra Metodo Classico Pas Dosé.
Degustazione
In assaggio il Metodo Classico Roccapietra Brut 48 mesi sui lieviti, solo Pinot Nero, 4/5 gr litro di residuo zuccherino (che potrebbe classificarlo come Extra Brut, ma per mantenere viva la tradizione rimane in etichetta l’indicazione Brut) dal brillante colore giallo paglierino e un finissimo perlage persistente. Il naso è elegante, con sentori di frutta a polpa bianca croccante, leggera nota balsamica e un ricordo di pan brioche fragrante. Il palato è succoso, la bolla cremosa, piacevole la freschezza ben bilanciata dalla sapidità che richiama il sorso successivo. Buona la persistenza. Ottimo come aperitivo, indicato anche con primi ai frutti di mare, lo proverei anche con delle tartare di ricciola o salmone, accompagnate da una focaccia calda.
La passione e la continua ricerca della qualità di alcuni produttori dell’Oltrepò Pavese sta permettendo loro di distinguersi ed emergere a livello nazionale con prodotti d’eccellenza. Quindi “avanti tutta” perché noi appassionati siamo pronti a degustare gli spumanti del territorio per godere appieno della loro piacevolezza e scoprire insieme le potenzialità della zona.
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