Durante l’evento del Terrawine Festival, tenutosi a Todi, in provincia di Perugia, dal 30 novembre – 1° dicembre, abbiamo avuto modo di esplorare diverse realtà italiane vitivinicole. Galeotta fu la masterclass elegantemente orchestrata e condotta da Lionella Genovese, grande comunicatrice del vino e Manager di WineEvent, con protagonista “il Refosco dai Colli Orientali al Carso”. Coerentemente con la sua Mission, ovvero quella di “comunicare il vino in modo vero, trasparente e rispettoso” Lionella ci guida passo passo e con grande interesse verso le peculiarità e le caratteristiche di questa regione. Una delle aziende cattura però la nostra attenzione.
Stiamo parlando di Grgič, realtà che è sul territorio dal 1992, per volontà di Igor Grgič che decide di investire nella terra donatagli dal nonno. Ci troviamo nella zona dell’Altipiano Carsico (parola indoeuropea “Kar”, roccia; non a caso la Vitovska è nota come “l’uva della roccia”) a 359 m s.l.m, più in particolare a Padriciano (Padriče in sloveno), nel comune di Trieste.4 ettari vitati, per una produzione di circa 2000 bottiglie per tipologia:
- Malvasia, Carso Doc
- Vitovska, Venezia Giulia IGT
- Refosco, Venezia Giulia IGT
“La nostra è una viticoltura artigianale, che guarda alla tradizione ma con uno sguardo rivolto sempre all’innovazione. Siamo sul Carso, piccolo, aspro e povero. Il lavoro viene svolto tutto rigorosamente a mano, momento importate per poter condurre per direttissima una cernita delle uve”– ci raccontano
Pertanto ritroviamo un clima propriamente continentale caratterizzato dai venti della Bora, che aiutano ad asciugare l’umidità, evitando a questo modo problemi come la Botrytis.
Il terreno è prevalentemente composto di arenaria, roccia sedimentaria clastica con la glanulometria della sabbia, la cui composizione mineralogica comprende diverse tipologie di minerali, da quelli più comuni come il quarzo, a quelli meno comuni come lo zircone, fino a minerali metalliferi come magnetite.
Ciò che caratterizza l’azienda Grgič è la scelta di convertirsi al metodo dei vini di Luce, innovativo ma allo stesso tempo che riprende ricerche e studi effettuati già nell’800 ma anche tecniche che risalgono agli antichi greci; vicino alla viticoltura naturale e biodinamica, questo metodo è stato studiato e sviluppato dal Vitologo (così s’identifica) Alessandro Filippi.
Quello che spinge l’azienda Grgič a proseguire verso questo percorso è la volontà ferrea di “aiutare la vite ad autoproteggersi”. Comprendendo appieno le potenzialità della pianta, si è scelto di operare sul campo attraverso l’utilizzo di decotti e tisane (riducendo allo 0% l’utilizzo di chimica e pesticidi) come nutrimento per il terreno e le radici.
Per completezza informativa, di seguito, cercheremo di riportare i punti salienti del Metodo “vini di Luce”(sia per quanto concerne la parte agronomica che il lavoro in cantina) partendo dalla citazione forse più completa ed esplicativa di Alessandro Filippi:
«La foresta cresce rigogliosa grazie alla luce e al carbonio, senza l’intervento dell’uomo».
- Si procede per equazione, quasi a voler sottolineare la logica matematica intrinseca della natura. Il terreno del bosco nei campi ha più carbonio naturale e meno azoto, sommando ai micro-organismi si avrà una maggior capacità di assorbimento della luce con radici più forti e sanità della pianta;
- Sistema di decotti e tisane officiali sommate all’utilizzo di Acqua Rigenera;
- Sovesci e Biodiversità;
- La comprensione dell’uso dell’energia proveniente dalla terra;
- Uso di lieviti indigeni o poco impattanti sul varietale;
- Fermentazione spontanea;
- Limitatissime filtrazioni.
“È difficile, è dura. Se piove il giorno dopo devi rifare le tisane”– aggiunge Tanja, moglie di Igor Grgič
Non è pertanto, come si pensa, un laisser faire, ma piuttosto, e in ultima analisi, una sinergia tra uomo e natura. Ad oggi sono tre i produttori che operano, in questa determinata zona, seguendo questo metodo.
Proseguendo l’intervista a Tanja, le chiedo quale vino sia più rappresentativo dell’azienda. Sorridendo mi indica la Vitovska, ma poi aggiunge che differentemente Igor, il marito, avrebbe sicuramente scelto la Malvasia!
“Alla fin dei conti, sono tutti allevati con la stessa cura!”-aggiunge.
- La Vitovska è un vitigno a bacca bianca autoctono e antichissimo della zona del Carso (che rientra nella DOC Carso e IGT Delle Venezie e Venezia Giulia), conosciuto in Slovenia con il nome di Vitovska Garganja. Ha un grande potenziale in termini di stili produttivi: difatti si ben presta sia a lunghe macerazioni che nella versione spumantizzata tramite Metodo Classico. Dotata di una particolare verve acida e una mineralità tutta declinata verso la sapidità, freschezza aromatica che richiama fiori di campo e frutta croccante. Grgič sceglie di vinificare in bianco la Vitovska senza poi uso di legno per garantirne una piena espressione del varietale.
- La Malvasia Istriana, di origine greca. Vitigno a bacca bianca autoctono e semi-aromatico, con grande capacità di evoluzione che trova nella terra arida del Carso la sua culla prediletta. Molto sensibile alle muffe. Diversamente dalla Vitovska, nella Malvasia di Grgič, le nuances si spostano tutte verso un frutto maturo, giallo, pieno per poi richiamare l’erbaceo e il minerale.
- Il Refosco è un vitigno a bacca nera autoctono, “fratello” del Refosco dal Peduncolo Rosso, noto per la peculiare colorazione del peduncolo durante la maturazione, è in grado di esprimersi come un vino fresco e dalla facile beva, quando fa solo acciaio, e più strutturato quando invece svolge malolattica e passaggio in barrique. Piccoli frutti rossi, freschi e aciduli caratterizzano la gioventù del Refosco di Grgič; note balsamiche e speziature accompagno invece il suo invecchiamento.
Il mercato di Grgič è tutto territoriale, in parte dovuto anche alla lunga e antica tradizione dell’Osmiza che vede la vendita il consumo o la condivisione del prodotto direttamente in cantina (pratica risalente al Regno Franco).
Tanja, sempre pronta e aperta alle esigenze di mercato e dei clienti aggiunge “siamo pronti a spedire ovunque sia richiesto!”
Un piccolo (neanche tanto) particolare da aggiungere al racconto, è la scelta del tappo a vite. “Abbiamo scelto di osare, dalla praticità alla qualità. Sperimentando su bottiglie molto vecchie con tappo a vite, abbiamo potuto constatare che erano integre nella loro qualità, e nel quadro organolettico”.
Lascio dopo una lectio magistralis di Lionella e una lunga chiacchierata, non più semplice intervista, Tanja e i suoi vini, con la speranza di reincontrare ancora la realtà del Carso con il suo microcosmo varietale e l’azienda Grgič.
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