I tesori di Marsala – Viaggio nell’anima ossidativa di Marsala alla scoperta del vino perpetuo

I tesori del Marsala

Serata unica nel suo genere quella che si è svolta nel febbraio scorso presso la sede della delegazione AIS di Pordenone e intitolata “Tesori di Marsala”, con 8 vini in degustazione. Ha condotto la serata Giorgio Fogliani, linguista e co-gestore dell’Enoteca Vino di Milano, che ci ha presentato il suo libro “Il futuro di Marsala” edito da Possibilia Editore. Fogliani ha scritto anche i libri “Etna rosso. Versante nord” e “Cirò – I luoghi del gaglioppo”, sempre con Possibilia.

Iniziamo con alcuni cenni di storia. I primi produttori di vino nella zona di Marsala furono i Fenici ed i Greci, poi i Romani, il vino prodotto ai tempi si chiamava Lilibeo. Nell’8° secolo arrivarono gli arabi, il Lilibeo diventa Marsa-alì. Nel 15° secolo inizia la dominazione Aragonese e in quell’epoca si comincia a produrre un vino bianco ossidativo chiamato perpetuo, antenato del Marsala: si utilizzava un sistema di travasi aggiungendo ogni anno piccole quantità di vino nuovo in botti contenenti vino invecchiato, in ambiente ossidativo, era il vino più pregiato, quello delle grandi occasioni. Nel 18° nacque l’uso di fortificare il Marsala, su intuito di commercianti inglesi che dovevano stabilizzarlo per trasportarlo in Inghilterra. Nel 1869 il barone Mendola creò il vitigno grillo, un incrocio tra catarratto e zibibbo. La DOC Marsala è nata nel 1969.

Il Marsala insieme allo Sherry, al Madera e al Porto fa parte della categoria dei vini liquorosi (o fortificati) ed è il vino che ha reso famosa questa zona in tutto il mondo. La fortificazione si ottiene con l’aggiunta di alcol che blocca la fermentazione e favorisce la stabilizzazione del vino. La vinificazione avviene in ambiente ossidativo, in cui cioè l’affinamento del vino avviene in botti scolme, a contatto con l’ossigeno, così come si fa ancora oggi in Andalusia, in Portogallo, in Jura e, con piccole produzioni, anche in Sardegna, a Bosa e Oristano. Il Marsala è una evoluzione del vino perpetuo che si produceva in Sicilia fino a quando, nel 1773 John Woodhouse, nel tentativo di ottenere un vino simile al Madera e allo Sherry che fosse facilmente trasportabile in nave, iniziò a fortificarlo. Altre compagnie inglesi famose per il suo commercio furono Wingham e Whitaker. I Florio, partendo dal loro negozio di spezie a Palermo, furono i primi ed i più importanti produttori e commercianti di Marsala italiani a partire dal 1832 e tutt’ora le Cantine Florio fanno parte del gruppo Duca di Salaparuta Spa.

La ricetta del Marsala: vino + alcol + mistella (mosto in fermentazione a cui viene aggiunto alcool per bloccare la fermentazione e mantenere un residuo zuccherino) + eventuale mosto cotto. Il processo di fortificazione si chiama comunemente “concia” ed è una tecnica di vinificazione già utilizzata al tempo dei Romani, che aggiungevano al vino del mosto cotto, per poi lasciarlo evaporare fino alla riduzione di un terzo del suo volume originale.

Esistono ben 29 tipologie di Marsala classificate in base al colore (Ambra, Oro e Rubino), in base all’invecchiamento (Invecchiamento minimo di: 1 anno per il Fine, 2 anni per il Superiore, 4 anni per il Superiore Riserva, 5 anni per il Vergine, 10 anni per il Vergine Riserva) e in base alla dolcezza (secco, semisecco e dolce).  27 tipologie su 29 ammettono la mistella, 9 tipologie su 29 ammettono il mosto cotto.

I vitigni

I Marsala Ambra e Oro sono prodotti con uve a bacca bianca e precisamente Grillo, Catarratto, Inzolia e Damaschino, da sole oppure in proporzioni diverse. Lo Zibibbo, o Moscato di Alessandria, non può essere usato nel Marsala e anch’esso, assaggiato nella versione secca anziché sotto la veste più conosciuta di Moscato Passito, riserva sorprese interessanti (ma ne parleremo un’altra volta, parlando dei vini di Pantelleria per esempio). I Marsala Rubino, prodotti in minor quantità, si producono con uve a bacca rossa e precisamente Perricone o Pignatello, Nero d’Avola e Nerello Mascalese alle quali possono essere aggiunte, per un massimo del 30%, le uve a bacca bianca ammesse per le categorie precedenti.

La particolarità di questa degustazione è che degli 8 vini in assaggio, solo 3 sono fortificati e quindi rispondono alle caratteristiche definite dalla DOC Marsala. Gli altri sono vini che rappresentano il nuovo panorama vinicolo di questa zona ed esaltano l’innovazione legata alla tradizione, in un percorso alla scoperta dell’anima ossidativa di Marsala.

I vitigni protagonisti della serata sono soprattutto il Grillo e il Catarratto. Il Catarratto è l’uva più diffusa in Sicilia, si divide in lucido, comune ed extralucido, molti viticoltori oggi lo chiamano semplicemente Lucido perché all’estero il suo nome originale è troppo difficile da pronunciare. Uva resistente, è più coltivata nell’entroterra. Il Grillo è un vitigno con ottima vigoria e buona produttività, che preserva l’acidità anche in caso di surmaturazione. Ama i terreni costieri.

Il primo produttore a rilanciare i vini della zona di Marsala, è stato Marco de Bartoli che già negli anni 70, deluso dalle produzioni industriali che ne avevano involgarito il nome, inizia a sperimentare e a produrre vini non fortificati prediligendo l’uso di uve autoctone, rese basse, poca chimica, legno misurato. Nella cantina storica di proprietà della famiglia da oltre due secoli, il baglio “Vecchio Samperi”, nasce nel 1980 il vino omonimo, non fortificato e prodotto con l’antico metodo del vino perpetuo. Oggi sono i figli Renato e Sebastiano che portano avanti l’ambizioso progetto di Marco De Bartoli.

A seguire le sue orme, facendo della territorialità il loro punto di forza, ci sono produttori come Roberto Tranchida, Nino Barraco, Vincenzo Angileri e molti altri.

La degustazione

  1. Spumante Terzavia Cuvèe Riserva V.S. – Uve grillo 100%, 30 mesi sui lieviti, tiraggio con mosto fresco e Vecchio Samperi, vigne di oltre 40 anni. Grande e bella sorpresa questo spumante Metodo Classico di Marco De Bartoli. Bollicine infinite, naso ossidativo, dolce, di datteri e fichi con note di frutta secca. Bocca secca, fresca, avvolgente, morbida, tostata, elementi di vecchiaia che si alternano a note di gioventù. Lo spumante che non ti aspetti.
  2. 2. Vecchio Samperi – Uve grillo 100%, alcol 16,5%, non fortificato. Naso bello, tipico, di datteri, fichi, spezie dolci, note sulfuree, note tostate e frutta secca. In bocca una bella progressione, dinamico, secco, indicato a tutto pasto. È un perpetuo con 15 anni di affinamento in media (botti di rovere e castagno) rabboccato ogni anno con un 5% di vino nuovo. Oro puro!!
  3. Viteadovest n.73 – Uve grillo e catarratto. Alcol 15,5%. Le vigne sono nella zona interna di Marsala, a circa 80-100 mt/slm. È un perpetuo familiare che si produce dal 1973, mai fortificato nè conciato. Tonneau vecchi. Si mostra un po’ velato ma il naso è suadente, complesso e fine, al palato è teso, secco, fresco, sapido, note di pistacchio, un po’ di volatile ma offre una bella dinamica di bocca. Persistente ed equilibrato. Emozionante.
  4. Cantine Mothia Terre Siciliane IGT – 100% Grillo Stravecchio. Alcol 16,5%. Un tempo i grandi produttori compravano il perpetuo dai contadini e lo fortificavano per fare il Marsala. Pian piano i contadini iniziarono a riunirsi in cooperative, alle quali conferivano le uve che venivano vinificate, fortificate e vendute direttamente, garantendo loro un maggior guadagno. Ma in questo modo gli venne a mancare il vino per sé, quello da bere tutti i giorni. Ecco perché si iniziò a produrre due linee, una per il Marsala e l’altra per il perpetuo che da quel momento cominciò a chiamarsi, Stravecchio o Altogrado. Non è molto pubblicizzato ma è ben presente sul territorio. Naso veramente intrigante, dolce, bello. In bocca è secco e sapido, molto piacevole. Affinamento ossidativo e invecchiamento di 10 anni in legno e cemento. Senza annata (media 10-12 anni). Bag in Box.
  5. Barraco Milocca 2008 – 100% Nero d’Avola. Alcol 17%. Vino da Tavola rosso da uve stramature. Produttore Nino Barraco. Affinamento in botti scolme, biologico, lieviti indigeni, zucchero residuo 40 g/l. Profumi di arancia rossa, fichi, datteri, carrube e milocca (ciliegia), naturalmente in confettura. In bocca nonostante l’alcolicità importante, domina la freschezza. Le sensazioni fruttate e i tannini sono in equilibrio. Il residuo zuccherino è calibrato, le sensazioni aromatiche intense e prolungate, ha una bella sapidità che lo sostiene nel finale. Un raro perpetuo da uve a bacca rossa.
  6. 6. Marsala Florio Targa 1840 Superiore Riserva Semisecco Ambra – Grillo 100%, alcol 19%. E dopo ben 5 vini di Marsala non Marsala arriviamo al primo Marsala della serata (e scusate la ripetizione!). L’annata è 2006 ma non indica l’anno della vendemmia bensì l’anno della fortificazione. I vigneti si trovano vicino alla costa. Vendemmia a settembre, la concia è fatta con mosto cotto + mistella + acquavite. 7 anni in botte da 18 hl + 1 anno in barrique. Zucchero 70 g/l. Naso tipico, inebriante, dolce, zuccheroso di datteri e miele. Bocca ricca e piena, morbido, vellutato. Sorprendente se servito freddo come aperitivo.
  7. Intorcia Heritage Vergine Riserva 1980 – 100% grillo, alcol 18%. Fortificato con solo alcol, 35 anni in botti di rovere, zuccheri residui < 40 g/l. Uno dei migliori tra i Marsala storici. Austero, secco, nobile, non commerciale, puro, complesso sia al naso dove escono note di vaniglia, agrumi, frutta secca e sotto spirito, che in bocca dove risulta pieno e morbido, coerente con l’olfatto. Vino da meditazione, assolutamente da dopo cena sul divano e se avete anche il camino acceso ancora meglio! Vintage d’autore.
  8. Aegusa Florio 1974 – Grillo 100%, alcol 19%. Aegusa era il nome che Vincenzo Florio dava alle sue migliori riserve di Marsala, quelle da degustare con gli amici a fine cena. Oggi indica un Marsala Superiore Riserva prodotto in tiratura limitata, raro e costoso. Prodotto da vigneti in costa, affina 34 anni in vecchi carati da 300 lt e 12 anni in bottiglia. La concia è fatta con mistella, acquavite e mosto cotto. Profumi avvolgenti e intensi di spezie, frutta secca tostata e miele, in bocca ampio e fresco, nonostante l’età, con una grande persistenza e un finale di bocca suadente. Se ne produce uno per decennio, i millesimi disponibili sono 1941, 1952, 1964, 1974, 1989, 1994, 2001. Unico e irripetibile.

Bio Autore

Rosa Prisciandaro

Mi occupo di informatica dagli anni ‘80, seguendone i cambiamenti ed evolvendo io stessa da programmatore a Web Designer e Content Manager.
La mia vita mi ha portato a viaggiare molto, per lavoro e per piacere, negli Stati Uniti per quasi un anno e poi in varie città italiane, finché sono arrivata in Friuli Venezia Giulia, che ora sento come casa mia. Ma sempre la mia curiosità, insieme con la passione per la natura e per il buon cibo, ha fatto sì che esplorassi questo territorio con occhi nuovi, accorgendomi di vivere in una regione che è come un grande vigneto, che va dal mare fino quasi alle montagne.
Così avvicinarmi al mondo del vino è stato naturale. Nel 2009 ho cominciato il corso da Sommelier con AIS e nel 2011 mi sono diplomata. Ho imparato un nuovo linguaggio, quello del vino, con le sue cadenze e le sue particolarità. E ora scrivo per trasmettere emozioni, cercando di portarvi con me quando assaggio un vino, quando esploro un vigneto, quando ascolto un viticoltore che mi racconta la sua storia e i suoi progetti.

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