Sono sempre stata incuriosita dalle storie di chi, di punto in bianco, decide la rotta della sua esistenza. Di chi lascia la via vecchia per quella nuova, assolutamente fiducioso in ciò che, su di essa , potrebbe trovare, nonostante l’ignoto, nonostante la naturale paura che si può provare per il vuoto. Penso che questa propensione all’assumersi dei rischi e sfidare il destino sia la più meravigliosa (e produttiva) manifestazione dell’unione di passione, spirito sognatore e un pizzico di sana incoscienza.
Tre caratteristiche che di sicuro non mancano in Marco. Motivazione per cui in una domenica mattina sono salita su per la tortuosa strada che porta fino al borgo di Levigliani, ai piedi della grotta dell’Antro del Corchia, nella riserva naturale della Alpi Apuane, per venirlo a conoscere di persona. Marco ha trent’anni appena fatti (in periodo di quarantena) ed è Lombardo, di Legnano , per l’esattezza. Ha studiato filosofia, ma la sua passione per il mondo enologico lo ha portato ad iniziare un corso di sommelerie presso l’ASPI e poi a lavorare nell’alta ristorazione milanese per un po’ di tempo.
Si ok, mondo bellissimo, ma finivo per vivere solo due ore al giorno, in pieno pomeriggio, quando tutti gli altri lavoravano.. Sono finito a tagliare i ponti con tutti, a perdere ogni forma di relazione sociale, era alienante
A guardarlo adesso, Marco, proprio non ce lo vedo tutto tirato e rigido a servire vino in chissà quale ristorante stellato. E’ lì che guarda i suoi vigneti alle 10 del mattino, con la tazza del caffè in mano, le Birkenstock, la barba lunga e la fedele Sophia (uno splendido esemplare di cane di Corso da quaranta chili buoni) che siede ai suoi piedi. Ha l’aspetto di chi ha bisogno di spaziare con lo sguardo e con la mente, di chi è libero. Marco lo vedo molto meglio sperso nel verde, o fra le mura di sassi del casale che i suoi genitori hanno deciso di acquistare nel 2006 come “casa delle vacanze” e in cui lui abita stabilmente da 4 anni.
I miei genitori cercavano una casa alle Cinque Terre, ma era tutto troppo scomodo o troppo caro.. Poi così, di punto in bianco, abbiamo trovato un annuncio riguardante questo posto e niente, ci è piaciuto talmente tanto che adesso sono qui
Casale alle Piane in effetti è molto diverso da ciò che ci si immagina di poter trovare alle Cinque Terre, ed è difficile immaginare come i genitori di Marco possano essere arrivati alla sua conoscenza, ma così è andata, delle volte le cose sembrano dover andare per forza in una certa direzione. Galeotti furono poi gli studi magistrali a Pisa, che portarono Marco a passare sempre più tempo al Casale, ed ad innamorarsi delle Alpi Apuane e del loro circondario.
Questo territorio è meraviglioso e troppo poco valorizzato. Dimmi quanti altri posti trovi in cui le montagne si stagliano così a picco sul mare, dove se guardi di fronte a te puoi vedere la Gorgona e alle spalle hai Montagne che toccano addirittura i 2000 metri.
Marco ha deciso così di dare il suo contributo a queste incredibili quanto poco conosciute zone, ha deciso di essere il primo ad impiantare viti sopra il paesino di Levigliani.
Quando sono arrivato i campi intorno al casale erano un mare d’erba incolta, ma non solo, queste distese verdi appartenevano a tantissimi proprietari differenti, che ho dovuto sentire uno ad uno per poter stipulare un contratto d’affitto
I terrazzamenti intorno al Casale parecchi anni fa venivano usati dalla popolazione di Levigliani come fonte di sostentamento, vi si coltivavano verdure e cereali per il fabbisogno delle famiglie. Oggi invece ospitano le 8000 barbatelle di Marco.
Data la notevole altezza (dai 700 agli 800 metri) e un clima umido e rigido Marco ha deciso di impiantare tre tipologie di vitigni: Riesling, Pinot Nero e qualche esemplare di Sauvignon.
Sono molto alto quassù e il suolo è davvero particolare, c’è di tutto : minerali, quarzo, scheletro, roccia e addirittura marmo! E’ un terreno molto drenante, principalmente sabbioso come impasto” , sicuramente complesso
L’idea di Marco è quello di dare vita a vini mono-vitigno, che raccontino delle Alpi Apuane, delle loro cave, del mare su cui si affacciano. Lo fa con un tipo di agricoltura e lavorazione quanto più vicina e rispettosa della natura possibile, secondo la filosofia biodinamica, senza “seguire fogli e fogli di protocolli come uno scienziato” .
Nessuno prima di me ha provato a produrre vino in questa zona, sono un pioniere, con i pro e i contro che questo comporta
Non c’è uno storico di qualcuno che, prima di Marco, abbia quanto meno provato ad allevare la vite in questo posto. Così ogni giorno è una sorpresa e si deve andare a braccio, correggendo volta volta il tiro, in base a ciò che la natura ti risponde. Come chiunque, per primo, si torvi a percorrere una strada non battuta, Marco ha il privilegio e l’onore di poter lasciare le sue impronte su un sentiero ancora vergine, ma per andare avanti potrà affidarsi solo sui passi che lui stesso ha percorso.
Le barbatelle di Marco sono giovanissime, hanno appena 18 mesi, dunque ci vorrà tempo prima che si possa avere una vera e propria conversione in bottiglie. Ma anche Marco è giovane, ed ha un sacco di progetti in mente con cui colmare l’attesa.
Per adesso si occupa da solo e a tempo pieno della sua vigna, supportato dalla comunità di Levigliani, che fa il tifo per lui e crede fermamente nel suo progetto.
Anche io faccio il tifo per lui e spero di poter presto tornare a trovarlo.
Per concludere, una piccola indicazione: la Versilia non finisce a 5 chilometri dalla costa. Se decidete di addentrarvi un po’ più in profondità, nell’entroterra, scoprirete paesaggi mozza fiato, borghi, osterie in cui ancora si respira assapora una cucina semplice e genuina, quella dei tempi andati in cui la pasta la si chiudeva coi rebbi della forchetta. E poi troverete anche Marco, con il suo Riesling e il suo Pinot Nero, con quella passione e quel briciolo di follia che lo hanno portato per primo (ma si spera non per ultimo) a fare vino sul versante marittimo delle Alpi Apuane.
Foto di Giulia Alli
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