Azienda relativamente giovane, nata a cavallo degli anni 2000 da Guido Guardigli, un grande stimatore del vitigno principe di Montefalco, il Sagrantino. Porta avanti il Podere Perticaia (sull’etichetta riporta infatti le due PP) con l’intento di valorizzare la storia e il territorio del luogo.
Nel 2017 Perticaia cambia gestione e si ritrova nelle mani di un altro grande umbro appassionato della sua terra, Aldo Becca, originario di Valtopina, che prende in custodia il Podere, lasciandolo esattamente così com’è stato concepito, ma aggiungendo una filosofia aziendale volta anche al benessere del personale.
Perticaia, che in umbro arcaico significa aratro, e questo è un aspetto importante perchè “sottolinea il forte legame con la terra, così come l’aratro è lo strumento che ha segnato il passaggio dalla pastoriza all’agricoltura” ad oggi conta 50 ettari vitati, in conversione Biologico (se la memoria mi assiste, dall’anno prossimo rientrano nei 3 anni canonici, o insomma nel 2021), pendenza 320-350 m s.l.m, lieviti indigeni, barrique di rovere francese (che cambiano ogni 3 vendemmie)e Tonneau. Terreno fango-argilloso; 4500 ceppi per ettaro.
L’azienda Perticaia alleva, per quanto concerne a bacca rossa, prevalentemente Sagrantino (trovandoci nella denominazione Montefalco), Sangiovese e Colorino blendato per il Montefalco rosso, regalando a Sagrantino e Sangivoese, gli altri due vitigni usato per questa Doc, vivacità di colore. Straordinario sottolineare come, da “usanza” è il Merlot, invece più muscolare, ad essere utilizzato.
A Bacca Bianca, invece, Grechetto (clone G5, più gentile e aromatico rispetto al G109 di Orvieto) e Trebbiano Spoletino.
La produzione si articola in:
- Umbria Rosato IGT, Sagrantino 100%: 6 ore di fermentazione sulle bucce. Vendemmia la prima settimana di settembre (abbastanza presto per gli standard del Sagrantino, vendemmia tardiva, ma serve per aver maggior acidità conservando così fragranza e croccantezza). Affinamento in bottiglia. Tiratura: 3000 bottiglie.
- Umbria Grechetto IGT, Grechetto 100% , 3 mesi solo acciaio e successivamento 3 mesi in bottiglia.
- Spoleto Doc Trebbiano Spoletino e Spoleto Doc Trebbiano Spoletino del Posto, entrambi 100% Trebbiano Spoletino. La differenza consiste in quanto il primo fa solo acciaio mentre il Tebbiano del Posto con Criomacerazione: affinamento in acciaio su fecce per un anno a 17 gradi).
- Umbria Rosso IGT, 80%Sangiovese, 10% Colorino e 10% Merlot.
- Montefalco Rosso Doc e Montefalco Rosso Riserva Doc: 70% Sangiovese, 15% Sagrantino, e 15% Colorino.
- Sagrantino di Montefalco DOCG, 100% Sagrantino, 2 anni in legno, 2 anni in acciaio e successivo affiamento in bottiglia.
- Sagrantino di Montefalco DOCG Passito, 100% Sagrantino. Vendemmia manuale (così anche per le altre tipologie). Appassimento sui graticci per circia 2-3 mesi, poi segue 2 anni in legno, 2 in acciao e infine bottiglia.
Il Sagrantino Passito di Perticaia (quello che ho degustato era un 2007) vestiva un meraviglioso rubino con il riflessi vividi granati. Il naso danzava tra note macerate, tra confettura di frutti rossi e frutta caramellata come il fico. Terziari che ricordavano il cacao e il cioccolato fondente, una speziatura delicata mai invadente. Conserva una interessantte trama tannica, caratterizzante nel calice e caratteristica del vitigno. Buona morbidezza. L’acidità e la sapidità finale aiutano il passito a non essere stucchevole e stancante. Ragion per cui tranquillamente (e per i più coraggiosi) si potrebbe di certo pasteggiare con il Passito. Parliamo di piatti più strutturati, come cervo e cinghiale in umido con lunghe cotture.
Ho scelto, tra le tante degustazione, di approfondire proprio il Passito perchè è stata la mia seconda scelta per il WineErasmus come azienda da inviare ad Andrea Cappelli, Detective Mills Wine.
Inoltre mi appassiona sempre poter raccontare la Storia del Sagrantino, un vitigno tanto interessante quanto particolare, tra i più tannici al mondo e ricco in polifenoli, ecco perchè richiedere un lungo periodo di affinamento.
Si narra infatti che il Sagrantino debba il suo nome proprio alla tradizione religiosa che lo legava ai riti sacri, appunto Sacrantino; utilizzato dunque per le cerimonie, la consuetudine riporta il suo uso usclusivamente nella versione passita. La storia documenta la sua presenza in terra umbra già agli arbori del Medioevo (circa 1100) e molti storici oggi escludono l’origine asiatica della barbatella.
Il Montefalco Sagrantino ottiene la DOCG nel 1992, mio anno di nascita; sarà anche forse per questo che ci sono trascendentalmente molto legata.
Lascia un commento