Il Carpino. I grandi Orange Wines d’Italia

Gli Orange Wines, sinonimo americano dei vini bianchi macerati, dopo un inizio di diffidenza se non di deciso contrasto da parte di giornalisti, esperti del settore e guide varie, stanno oggi vivendo un periodo di rinnovato apprezzamento in tutto il mondo. Per questo motivo, oltre che per una passione personale verso questi vini ambrati e profondi, ho scelto di approfondire la conoscenza di questi vini e dei loro produttori. E trovandoci in Friuli Venezia Giulia, da dove proseguire se non da Oslavia, sul confine con la Slovenia, zona vitivinicola famosa per la sua Ribolla Gialla macerata e sede della “Associazione Produttori Ribolla di Oslavia“?

Dopo aver parlato del capostipite dei produttori di Orange Wines in Italia, il grande Josko Gravner, oggi ci rechiamo poco distanti a scoprire l’azienda di Franco e Anna Sosol: Il Carpino.

L’azienda si trova a San Floriano del Collio, a pochi metri da Oslavia, in una cantina che vede la sua nascita negli anni ’70, quando il papà di Anna acquista i primi ettari di terreno e impianta le prime vigne. Nel 1987 Franco Sosol, che prima lavorava come elettrauto e solo ogni tanto dava una mano in azienda, decide insieme alla moglie Anna di dedicarsi completamente alla vigna e alla cantina, ed è allora che nasce Il Carpino. L’azienda lentamente cresce fin ad arrivare alle dimensioni odierne, con circa 17 ettari vitati, arricchendosi qualche anno fa anche della presenza dei figli Naike e Manuel.
I vigneti si dispiegano in un grande anfiteatro in fianco alla cantina donando uno spettacolo incantevole ai nostri occhi. Ogni varietà è stata piantata nella posizione più adatta in base all’altitudine e all’esposizione, per un frutto migliore, sostenuta da un sesto d’impianto fitto e da una produzione limitata. Il terreno, la classica ponca friulana composta di marne e arenarie che in superficie si sgretolano in forma di scaglie, fornisce il nutrimento perfetto, donando la caratteristica mineralità che rende famosi in tutto il mondo i vini del Collio.

Marne e arenarie che in superficie si sgretolano in forma di scaglie

La convinzione dei Sosol è che solo una dimensione famigliare possa garantire la giusta attenzione in ogni fase delle attività dell’azienda, dai lavori in vigna alla vinificazione e alla commercializzazione dei vini. Per loro essere contadini vuol dire essere custodi del territorio, con responsabilità e rispetto per la natura. I prodotti chimici sono banditi, all’occorrenza si usano solo prodotti per l’agricoltura biologica, il diserbo è manuale, così come la vendemmia, le lavorazioni del terreno sono poco invasive per aumentare la fertilità del suolo.
L’antica tecnica della macerazione sulle bucce dei vitigni bianchi viene ripresa nel 2002, cominciando con la ribolla gialla e proseguendo con le altre varietà. Un cammino difficile, dove non subito i risultati sono stati soddisfacenti, ma con grande determinazione e con l’esperienza ottenuta anno dopo anno si è arrivati oggi a prodotti di eccellenza, rinomati a livello internazionale.
La produzione si divide in due linee: Vigna Runc è composta da vini freschi affinati in acciaio, provenienti dai vigneti più giovani; i vini della linea Il Carpino sono frutto di uve selezionate dei vigneti più antichi, lunghe macerazioni sulle bucce e affinamento in botti grandi di rovere di Slavonia.

Botti Slavonia

E’ evidente il grande affiatamento tra Anna e Franco, un grande amore per il loro lavoro e una grande passione che li porta a sperimentare in ogni vendemmia, sempre con l’intento di offrire ai loro estimatori il massimo della qualità.

Degustazione

  • E frutto di sperimentazione è il primo vino che assaggiamo, uno Spumante M.C. senza etichetta, per uso familiare diciamo, composto da 95% chardonnay e 5% di tocai macerato (Exordium) e malvasia. Sboccato davanti ai nostri occhi, si mostra con un profumo intenso di mela, sambuco e agrumi, secco e sapido, 24 mesi sui lieviti, il 5% ogni anno è diverso, a sorpresa! Intrigante.
  • Il secondo assaggio è un vino fresco della linea Vigna Runc, il Tocai Friulano 2018, solo 12 ore di macerazione per dare appena un po’ di struttura, al naso richiama le pirazine del sauvignon (forse perché deriva da un antico vigneto di tocai che nella vicina Slovenia è chiamato sauvignonasse), in bocca è sapido e fresco, ricco e armonico, con una piacevole nota ammandorlata nel finale. Un Friulano fuori dagli schemi.
  • Passiamo al primo vino macerato, il Pinot Grigio 2015 Vis Uvae (la forza dell’uva), macerato per 15 giorni sulle bucce grigio violacee, assume un bel colore rosa antico, ricorda una brace ardente. Affina un anno in botte grande, viene sfecciato e rimane ancora un anno in acciaio per stabilizzarsi. Praticamente un rosso vestito da bianco (o viceversa!). Così si vinificava il pinot grigio prima dell’avvento della tecnologia moderna in cantina e sicuramente ciò che si ottiene è molto diverso dal classico pinot grigio vinificato in bianco. Profumi di erbe aromatiche, note balsamiche e ricordi speziati, al palato è morbido, ampio, di grande persistenza e intensità. Da servire a temperatura ambiente.  Per me, il George Clooney dei vini!
  • Il secondo vino macerato è la Malvasia 2016, macerata dai 10 ai 15 giorni sulle bucce, alla vista è oro puro, il naso è intenso, con note aromatiche e speziate di pepe bianco, all’assaggio è morbida, ricca, opulenta, con la sapidità tipica che comunque la rende riconoscibile. Incantevole.

Orange Wine nel bicchiere

  • Passiamo allo Chardonnay 2012, una varietà che difficilmente avrei immaginato macerata. Il segreto è raccogliere l’uva a perfetta maturazione, quando il seme è dolce e croccante. Il colore è giallo dorato intenso, i profumi sono di uva passa, miele, spezie, al gusto è secca e morbida, strutturata, quasi masticabile tanto riempie la bocca. Un vino davvero emozionante.
  • Arriviamo al Sauvignon 2011, il più difficile da macerare perché il grappolo è medio-piccolo e la buccia è sottile, se non si pone particolare attenzione quando finisce la fermentazione alcolica e inizia la malolattica, tende ad andare in riduzione. In questo caso lo si è lasciato fermentare lentamente per 3 mesi, fino a terminare gli zuccheri, in un crescendo continuo. Emana un bouquet intenso e complesso con note di resina ed erbe aromatiche, unite alla tipica nuance di peperone verde. In bocca è consistente, sapido, di bella struttura, senz’altro da abbinare a piatti importanti. Da provare.
  • Eccoci all’unico rosso della degustazione, il Rubrum Merlot Riserva 2009, prodotto solo nelle annate migliori, il primo nel 1999, si raccolgono 4 grappoli per pianta, 2 anni di tonneau per metà in rovere francese e metà rovere di Slavonia, senza l’aggiunta di solfiti. Rosso granato con riflessi aranciati, al naso mostra ancora sbuffi di gioventù uniti a spezie, una nota affumicata e balsamica, in bocca è fresco, ricco, pulito, intenso, lunghissimo. Un vino imperdibile, ottimo adesso ma che si può dimenticare in cantina e riscoprire tra qualche anno.
  • Infine arriviamo a lei, la regina dei vini macerati, la Ribolla Gialla 2012, che rimane in macerazione per 45 giorni, seguiti da due anni di affinamento in botte grande e da un periodo che va dagli 8 mesi ad un anno in acciaio. Poi riposa per 3 anni in bottiglia. Il percorso è lungo e non tutte le annate sono adatte, dopo la 2012 bisogna attendere l’annata 2016. E’ un vino di colore giallo dorato con riflessi ambrati, suadente al naso con sentori di agrumi e frutta secca, avvolgente, corposo, ma ben bilanciato da sapidità e acidità. Un vino che è come un libro, ci racconta una storia. L’importante è saperla ascoltare

Azienda Agricola IL CARPINO
Località Sovenza 14/A
34070 SAN FLORIANO DEL COLLIO
GORIZIA (ITALY)
Tel. +39 0481 884097

Bio Autore

Rosa Prisciandaro

Mi occupo di informatica dagli anni ‘80, seguendone i cambiamenti ed evolvendo io stessa da programmatore a Web Designer e Content Manager.
La mia vita mi ha portato a viaggiare molto, per lavoro e per piacere, negli Stati Uniti per quasi un anno e poi in varie città italiane, finché sono arrivata in Friuli Venezia Giulia, che ora sento come casa mia. Ma sempre la mia curiosità, insieme con la passione per la natura e per il buon cibo, ha fatto sì che esplorassi questo territorio con occhi nuovi, accorgendomi di vivere in una regione che è come un grande vigneto, che va dal mare fino quasi alle montagne.
Così avvicinarmi al mondo del vino è stato naturale. Nel 2009 ho cominciato il corso da Sommelier con AIS e nel 2011 mi sono diplomata. Ho imparato un nuovo linguaggio, quello del vino, con le sue cadenze e le sue particolarità. E ora scrivo per trasmettere emozioni, cercando di portarvi con me quando assaggio un vino, quando esploro un vigneto, quando ascolto un viticoltore che mi racconta la sua storia e i suoi progetti.

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